Assai prossimo nel segno allo sviluppo modulare, l’apparecchio rende omaggio, con il nome Mir, preso in prestito, alla configurazione della Stazione Spaziale Russa del 1986. Non ha forma definita, muta infatti in base agli apporti che ne determinano l’aspetto. Dove fulcro di un esploso rappresentativo, Mir dichiara innanzitutto la ragion d’essere fonte di luce, funzione. Quando, come raggi vettori, bacchette di differenti lunghezze vi convergono, irradiandone l’effetto secondo maggiore o minore affollamento. Roberto Fiorato esclude quindi, nell’intenzione progettuale, il generale perseguito ossequio a temi che tanto hanno caratterizzato gli anni più intensi dell’epopea spaziale, generando spesso inevitabili tendenze meramente decorative. Coglie invece l’essenza di quel clima altamente suggestivo, riproponendone l’appeal con l’ausilio di avanzate tecnologie.
Questo, in virtù del fatto che, nello specifico suo ambito di azione egli intende e ha sempre inteso design, come giustificazione e valorizzazione della forma funzione. Acquisendo sul campo la conoscenza approfondita delle tecniche di costruzione, dalle pressofusioni alle lavorazioni della lamiera, allo stampaggio dei vetri. Saperi che informano del suo trascorso incarico di Responsabile del Design del Gruppo Performance in Lighting. Nel 2018, Codiceicona edita Mir ready-made di climi e culture reinterpretati da Roberto Fiorato nelle valenze estetiche e formali più attuali.